Pesce: 4 buone ragioni per consumarne di più!

Pesce: 4 buone ragioni per consumarne di più!
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L’Italia è al decimo posto al mondo per il consumo di pesce. Secondo la classifica stilata dalla Fao, in media ogni anno ne consumiamo circa 24 chili a testa. Leggermente di più rispetto alla media europea (22,5 chili) ma meno della metà dei portoghesi, che in Europa detengono il primato, con 53,8 chili a testa.
Dovremmo, quindi, cercare di cucinarlo un po’ di più. «Inserito in una dieta equilibrata e associato a una regolare attività fisica, il consumo di tre porzioni di pesce alla settimana favorisce il mantenimento del giusto peso corporeo e aiuta ad allontanare il rischio di numerose malattie», spiega Noemi Renzetti, biologa nutrizionista.

Fornisce, infatti, proteine, grassi, vitamine, minerali e altre sostanze importanti per la salute dell’organismo. Ecco che cosa dicono gli studi più recenti.

Salvaguarda la salute delle ossa
«Merito della vitamina D, essenziale per fissare il calcio nelle ossa, del calcio stesso e della vitamina B12, utili per prevenire l’osteoporosi», spiega la dottoressa Renzetti. «Le ultime ricerche si sono concentrate non solo sulla prevenzione dei danni articolari, ma anche sul ruolo terapeutico di una dieta ricca di pesce.
Uno studio condotto dal Brigham and Women’s Hospital insieme alla Harvard Medical School di Boston, pubblicato sulla rivista scientifica Arthritis Care & Research, ha osservato che un consumo regolare di due o più porzioni di pesce alla settimana migliora i sintomi dell’artrite reumatoide, una malattia infiammatoria di origine autoimmune che colpisce le articolazioni.

Protegge il cervello
Il pesce aiuta a prevenire l’insorgenza delle malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, il Parkinson e la demenza senile. Ad affermarlo è uno studio della Columbia University: gli Omega 3 di cui è ricco contrastano la formazione della proteina beta-amiloide, che danneggia i neuroni cerebrali.
«Questi acidi grassi polinsaturi hanno un ruolo cruciale nello sviluppo e nella protezione delle cellule del sistema nervoso centrale. Entrano, infatti, nella composizione dei fosfolipi di membrana, mantenendo i neuroni giovani più a lungo», spiega la dottoressa Renzetti. Ma non è utile solo agli anziani.
Uno studio condotto su duemila donne dal Creal di Barcellona (Centro ricerche per l’epidemiologia ambientale) ha riscontrato migliori performance cognitive nei bimbi nati da mamme che consumano grandi quantità di pesce.

Fa bene al cuore
Assumere più Omega 3 protegge anche il cuore, perché aumenta la quota di colesterolo buono (HDL) a discapito di quello cattivo (LDL) che, depositandosi all’interno delle pareti delle arterie, ostacola il flusso sanguigno e fa salire il rischio della formazione di trombi.
Un’opera di pulizia profonda che allontana il rischio di eventi cardiovascolari, quali ictus e infarto. Inoltre, le più recenti scoperte concordano sul fatto che gli Omega 3 aiutano a regolare la pressione arteriosa. Uno studio dell’Università di Messina, pubblicato sulla rivista Women and birth, ha rilevato che diminuisce l’incidenza dell’ipertensione e della gestosi nelle donne in dolce attesa.

Aiuta a combatttere la depressione
Una delle più recenti scoperte? Gli Omega 3 favoriscono la sintesi di serotonina, dopamina e noradrenalina, i neurotrasmettitori che infondono buonumore. La serotonina predispone al relax, la dopamina al piacere e al senso di appagamento, mentre la noradrenalina stimola l’attenzione.
I ricercatori australiani del Menzies Research Institute, in uno studio pubblicato sull’American Journal of Epidemiology, hanno evidenziato che un consumo regolare di pesce riduce del 25% il rischio di depressione nelle donne.

Come assicurarsi una buona dose di Omega 3
«Non tutte le specie ittiche, però, racchiudono questi preziosi grassi nella stessa quantità. I pesci di taglia piccola (alici, sarde, sardine) rispetto a quelli più grandi (merluzzo, tonno, pescespada, sgombro) ne contengono di più, fatte le debite proporzioni», avverte la dottoressa Renzetti.
«Specie a parte, la percentuale di Omega 3 presenti dipende anche dalla provenienza. Il pesce allevato rispetto a quello selvaggio ne contiene di meno, a causa del tipo di alimentazione a cui viene sottoposto a base di farine vegetali (soprattutto di soia). In mare aperto, invece, i pesci si alimentano dei propri simili. Infine, è bene ricordare che anche il tipo di cottura conta. Le temperature molto elevate tendono a ossidare i grassi buoni, che si deteriorano in modo irreparabile. Alla classica griglia all’aperto, tipica della stagione estiva, è quindi meglio preferire cotture meno aggressive: al vapore, lessato in acqua calda ma non bollente o in forno a una temperatura inferiore ai 100 °C».

*Notizia ripresa da Starbene.it

 

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