Cosa distingue un salmone allevato da uno selvaggio

Cosa distingue un salmone allevato da uno selvaggio
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Nel vasto universo dei prodotti ittici, il salmone si distingue per la sua popolarità e versatilità, trovando posto sia nelle cucine casalinghe che nei menu dei ristoranti gourmet. Tuttavia, non tutti i salmoni sono uguali. Con la crescente consapevolezza dei consumatori riguardo alle questioni di sostenibilità e salute, la consapevolezza di ciò che si sta mangiando è diventata una conoscenza preziosa. Questa distinzione non solo riflette differenze significative in termini di dieta e habitat, ma incide anche sulle qualità nutritive e sul gusto del pesce che finisce nei nostri piatti.

In questo articolo, esploreremo le principali differenze tra il salmone d’allevamento e quello selvaggio, con l’obiettivo di fornire una guida chiara per aiutarti a fare scelte informate al momento dell’acquisto. 

Le differenze principali tra salmone d’allevamento e salmone selvaggio

Uno degli aspetti più evidenti che aiuta a distinguere il salmone d’allevamento da quello selvaggio è l’aspetto visivo della carne. I salmoni d’allevamento appartengono alla specie Salmo salar e sono connotate da fasce bianche spesse, che non sono altro che strati di grasso accumulati tra le fibre muscolari. Questa caratteristica è meno pronunciata nel salmone selvaggio, che appartiene alla specie Oncorhynchus, il quale tende ad avere una texture più compatta e omogenea a causa della sua dieta naturale e di un maggior livello di attività fisica. La presenza di queste fasce grasse non è solo una differenza estetica; riflette anche variazioni significative nella dieta e nel regime di attività dei pesci.

Parallelamente, il colore della carne del salmone può variare notevolmente a seconda del tipo. Il salmone selvaggio, che si nutre prevalentemente di crostacei come i gamberetti, sviluppa una colorazione che va dal rosso al rosa profondo, un riflesso diretto della sua alimentazione naturale ricca di astaxantina, un pigmento presente nei crostacei. In contrasto, il salmone d’allevamento spesso assume una tonalità arancione a causa dei coloranti artificiali aggiunti ai mangimi per replicare l’aspetto del salmone selvaggio. Questi coloranti sono sicuri e approvati per l’uso, ma sono un chiaro indicatore del controllo umano sulla crescita del salmone, spesso esercitato anche con il ricorso ad integratori in grado di accelerarne la crescita o all’uso di ancibiotici.

Il contesto di queste differenze non è solo nutrizionale ma si estende anche all’impatto ambientale delle pratiche di allevamento e di pesca. Mentre il salmone selvaggio è pescato in ambienti naturali, con metodi che mirano a mantenere la sostenibilità delle popolazioni ittiche – vale la pena citare l’esempio dell’Alaska, dove il concetto di pesca sostenibile fa parte addirittura della Costituzione del Paese – il salmone d’allevamento viene cresciuto in grandi reti o vasche che possono variare significativamente in termini di impatto ambientale a seconda delle pratiche adottate. È anche vero che alcuni paesi adottano normative stringenti per cercare di minimizzare questi impatti, promuovendo pratiche di allevamento sostenibile e biocompatibile.

Approfondimento sulle specie di salmone

Il salmone dell’Atlantico, conosciuto scientificamente come Salmo salar, è prevalentemente allevato, soprattutto in Europa. Il motivo risiede nella difficoltà di trovare questo tipo di salmone allo stato selvatico nelle acque europee, ormai relegato alla sola pesca sportiva, rendendo così l’allevamento una necessità per soddisfare la domanda di mercato. 

Al contrario, il salmone selvaggio del Pacifico comprende diverse specie, tra cui il salmone reale (Chinook), il salmone rosso (Sockeye), il salmone argentato (Coho), il salmone rosa (Pink) e il salmone keta (Chum). Il salmone del Pacifico selvaggio, grazie a una dieta completamente naturale e alla possibilità di muoversi liberamente fra oceani e fiumi, sviluppa qualità assolutamente uniche: una texture soda e velluta delle carni, bassi contenuti di grassi saturi ma elevatissimi contenuti di grassi polinsaturi Omega3, tanto preziosi per la nostra salute, così come una straordinaria ricchezza di valori nutrizionali che ne fanno un alimento indispensabile nelle diete di adulti e bimbi. 

Consigli per l’acquisto 

Con queste premesse è chiaro che quando si tratta di acquistare un salmone bisogna porre particolare attenzione, in primis leggere attentamente le etichette che forniscono non solo informazioni sulla provenienza del salmone, ma anche su come è stato allevato o pescato. Per il salmone d’allevamento, le etichette possono includere dettagli sul tipo di alimentazione e sulle pratiche di allevamento, mentre il salmone selvaggio si distingue perché viene messa in evidenza negli ingredienti la zona di pesca e il metodo utilizzato, che se è all’amo è indicatore di sostenibilità.

Ma un aspetto fondamentale da considerare per determinare la qualità di un salmone, ed in generale di un buon pesce, è il prezzo. Il salmone selvaggio ha un costo superiore dovuto alla sua minor disponibilità, sia per la stagionalità della pesca che per il contingentamento delle quote di pescato atto a garantirne la disponibilità alle generazioni future, oltre ovviamente a metodi di cattura non invasivi per l’ambiente. Ma anche un salmone che proviene da un buon allevamento, dove si adottano criteri di sostenibilità e di rispetto, a tutto beneficio del benessere animale ed ambientale, non può avere un costo basso.

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